Chiudo gli occhi e vado a ritroso nel tempo. Vedo mio padre col suo vestito delle grandi occasioni, lo vedo seduto trionfante a capotavola, raggiante di buoni propositi e grandi progetti per il futuro. Quel giorno si sposava mia sorella. Baba non era solo contento che avesse accettato la sua proposta di prendere come marito un giovane in gamba e ambizioso, figlio del proprietario di un’azienda tessile con cui lui lavorava da tempo, ma era anche fiero di aver cresciuto una figlia devota ma non succube, rispettosa ma consapevole, grata e intelligente e bellissima come i fiori del nostro grande terrazzo che sovrastava i tetti di Kabul.